Wednesday, April 11, 2007
Fassino scopre gli italiani morti nei gulag


Il 10 dello stesso mese, che da allora sarebbe diventato il «Giorno del ricordo», anche Fassino prese la gomma per cancellare capitoli interi di ortodossia comunista: «Le foibe - disse - sono una pagina dolorosa della storia italiana, troppo a lungo negata e colpevolmente rimossa». Anche una altro membro del Politburo diessino, Luciano Violante, ebbe a riconoscere che «il Pci ha gravi responsabilità» sulla tragedia dei profughi istriani. Ed era stato sempre Violante, dieci anni prima, a toccare un altro nervo scoperto squadernando per primo l’agiografia della Resistenza divisa, incrollabilmente, in buoni e cattivi. Quando da presidente della Camera disse che i «vinti di Salò andavano capiti», distinguendo i giovani arditi dai gerarchi, Gianfranco Fini si alzò dai banchi per andargli a stringere la mano. «È un grand’uomo» esplose Storace. La memoria condivisa, la riappacificazione, il sangue dei vinti. Ancora Piero Fassino, ancora una svolta. Quasi nascosto sull’Unità, nel 2003, Fassino prese le distanze dalle violenze partigiane, e anche lì tornò la stessa formula: «Dobbiamo fare i conti - scrisse - con le vicende tragiche dell’immediato dopoguerra, quando la vittoria agognata acceca la la ragione dei vincitori e i vinti sono più vinti e indifesi che mai».
Tratto da www.ilgiornale.it del 11-4-20007
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e quanti scheletri degli operai e dei contadini continuano a giacere dimenticati, sotto il peso dell'ipocrisia capitalista e del lavoro sottopagato, sfruttati dai governi filopadronali delle "Democrazie Cristiane o Vaticane"?
Costretti a morire lentamente, a vedersi licenziare, veder morire di fame i propri figli...
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Costretti a morire lentamente, a vedersi licenziare, veder morire di fame i propri figli...
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